Ops, l’ho fatto di nuovo. Ci sono tornata ma per una buonissima e validissima ragione. Neanche 360 giorni dopo quella fantastica cena raccontata qui, mi sono (ri)seduta alla tavola di Orlando, il ristorante siciliano più buono di Roma.
Vi chiederete giustamente il motivo per il quale torno a parlare di questo locale e della sua cucina. Bene la risposta è semplice: LA CUCINA E’ CAMBIATA. C’è un nuovo chef al comando della brigata: Carlo D’Audino.

Calabrese d’origine, italiano in toto di formazione, Carlo ha conosciuto tutti gli aspetti della cucina italiana in giro per lo stivale ed ora da pochi mesi si cimenta a pieno ritmo nella preparazione di piatti dal sapore spiccatamente siculo.

Piatti goduriosi, diretti ma non pesanti. Orlando non è una classica trattoria ma un ristorante elegante che propone alla sua clientela una cucina siciliana 2.0 che affonda le radici nei tegami della nonna.

Rispetto al passato si punta più alla semplicità, alla territorialità e all’autenticità del mare di Sicilia: piatti da mangiare con le mani, salse in cui fare la scarpetta e cinture da slacciare per l’abbondanza dei primi sono solo alcune delle caratteristiche che più amato del nuovo Orlando.
Ma andiamo per ordine. Ecco a voi il racconto, tappa dopo tappa, della mia interminabile cena.
Ore 21:00.
Locale pieno, profumo di limone e tintinnio di bicchieri. Mi sento a casa e come al solito la pancia si fa coccolare dal cuoppo di panelle sale, pepe e limone.


Mentre Daniele Perrone – per chi ancora non lo conoscesse è il maître del ristorante oltre ad essere attore del piccolo schermo – mi racconta tutte le novità, ecco arrivare la prima super megagalattica bomba della serata: IRIS di parmigiana di melanzane.

L’iris penso sia il dolce da colazione più buono, goloso e pornografico al mondo. Cosa c’è di meglio di un panino fritto dolce ripieno di crema, ricotta o pistacchio? Sicuramente un panino fritto salato ripieno di parmigiana di melanzane.

Lo afferri con le mani – tranquilli fatelo perchè non è per nulla unto – lo addenti e tiri indietro il volto lasciando filare la mozzarella presente al suo interno. Addio. Coma.


Mi sciacquo la bocca con un crudo di pesce, un one shot di dentice servito su una cialda croccante di riso rinfrescato da tre spuntoni di fico d’india.
“Niente passion fruit, mango e avocado: solo prodotti siciliani entrano da Orlando d’ora in poi” mi ripete Daniele.

Poi di nuovo un fritto, sempre da mangiare con le mani, rassicura reni e fegato. La Sicilia non è Sicilia senza arancini e questo preparato da Carlo non è da tutti i giorni. Assaggio infatti un arancino di pesce, con polpo, pesto di basilico e pistacchio da intingere rigorosamente nella maionese di acqua di polpo. No, dovete venire adesso a ordinarlo. ORA. NON TENTENNATE. Un omaggio alla Pasticceria Corsino di Palazzolo Acreide, un omaggio ed un regalo a me e a tutti voi che proverete questa bomba di sapore, ricca ma non stucchevole.


Il ciclo si ripete: di nuovo un crudo di pesce. Due portate di gamberi rossi di Mazara del Vallo, prima in purezza senza neppure olio e sale, poi in versione cocktail di gamberi. E’ una provocazione dello chef, un gioco divertente che vuole dare lustro a un classico anni 80 troppo bistrattato.

Qui i gamberi vengono manipolati il meno possibile, serviti su uno specchio di estratto di lattuga e appena mascherati dalla fantasmagorica salsa rosa. Ma attenzione questa salsa non è frutto di un improbabile mix di ketchup e maionese della Heinz. Un piatto grasso, dolce, rinfrescato proprio dalla lattuga. Nota di merito per la testa del gambero, fritta e croccante come una patatina.

Doverosa la scarpetta con il pane fatto in casa.

Passiamo alle paste. Ne provo due, una fresca ripiena ed una secca.
Spaghettone, grosso e voluttuoso condito all’italiana con tantissimi ricci di mare freschi e prezzemolo. Tre ingredienti, classici, siciliani, lavorati alla perfezione. Un primo senza infamia e con lode. Da notare la quantità di pasta servita…porzioni meridionali.

L’altro primo è più sofisticato: dei sottili ravioli di pasta fresca ripieni di triglia, irrorati da un consommè di lische degli stessi pesci profumato all’arancia e peschiole. Un primo delicato e confortante.



Sto per scoppiare ma vado avanti: non posso rinunciare al loro tonno, al tonno più buono che abbia mai mangiato in vita mia.


Oggi Carlo lo propone scottato in crosta di pistacchi con una crema di patate affumicate, ai sentori di brace, cipolla rossa in agrodolce e una salsa bbq davvero, davvero buona, piccante ma non invasiva.

Secondo secondo e poi basta con il salato. Dopo il tonno non poteva non esserci il pesce spada e menomale che c’era!
Cottura magistrale per un super lingotto di mare, umido e succoso avvolto da una panatura sicilian style da perderci la testa. Posso dire che, forse più per stupore, supera addirittura il tonno per bontà.

Passiamo al dolce. Mi rinfresco dalle mille calorie ingerite con una granita di gelsi e frutta fresca per poi darmi il colpo di grazia con un cremoso al Marsala e spugna di cioccolato di Modica al sale.
Carlo ama non solo le preparazioni salate ma anche le dolci e qui si sente. Un dolce ricco, importante che chiude alla perfezione una cena senza difetti.


Daniele mi propone un cannolo finale ma rifiuto. Dopo giorni mi pento ancora della mia decisione.



Ah dimenticavo! Prima del Marsala, per la gioia dei miei genitori che mi vedono bere come il più terribile dei criminali, mi sono fatta un bel bicchiere di Gin Tonic alla siciliana, secondo ricetta – preparata in diretta – di Daniele.
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