E’ quasi un labirinto, un vicolo stretto che non finisce mai e si trasforma in qualcosa di diverso. Questo è Passpartout, un nuovo ristorante che dal 26 Ottobre potrete assaggiare, condividere con chi più amate. A guidare l’attività è la famiglia Marchesani, tre generazioni di ristoratori, capitanati dalla madre Venerina, passando per i figli Domenico e Nicola, per arrivare oggi ai nipoti.

Nel cuore di Borgo Pio, a pochi minuti da San Pietro e Castel Sant’Angelo finalmente apre un locale di cucina quasi tradizionale basata su materie prime di alta qualità e cotture attente.

A prima vista potrà sembrare un classico locale acchiappa turisti, come i tanti, purtroppo in circolazione, ma vi assicuro che non lo è.
Dunque se percorrete, durante una passeggiata romantica, la stradina che attraversa Borgo Pio fermatevi ad osservare l’ingresso di Passpartout che si trova al piano terra di un palazzetto del ‘500, affascinante e misterioso al contempo.


Sbirciate dalla vetrata: la curiosità vi porterà ad entrare e sedervi per mangiare.
Salite qualche gradino e vi ritrovate nel primo ambiente della struttura.
Avrete di fronte a voi un ampio bancone in marmo, attivo a colazione, pranzo e cena ma anche per aperitivi e cocktail.

Qui potete fermarvi per degustare un calice di vino o un cocktail d’autore preparato con i prodotti dalla Bottega una selezione firmata Passpartout di conserve, liquori, marmellate e molto altro, in vendita nel locale.
Non potete lasciarvi scappare il Passetto a base di Cognac, tè verde alla menta, succo di limone, confettura di mele renette ed essenza di cannella o il Fumè, con Rey Whiskey, liquore al limone, sciroppo di pepe e chiodi di garofano, affumicatura di rosmarino.


Per evitare una rapida e distruttiva ubriacatura vi consiglio di ordinare qualche affettato e formaggio selezionato da Vincenzo Mancino di DOL, due verdure in giardiniera e qualche grissino cacio e pepe – buonissimo.

A quel punto, in parte sazi, in parti desiderosi di placare il vostro stomaco che scalpita come fosse un bambino pronto ad abbandonare il grembo materno, fiondatevi nello stretto corridoio che affaccia sulla cucina a vista e raggiungerete le altre salette. Qui potete cenare e pranzare, dentro ma anche nel piccolo cortile interno immerso tra i palazzi di Borgo Pio. Dal secondo ingresso, un lungo corridoio porta, parallelamente al primo, a una piccola piazzetta, uno spazio esterno su cui converge l’intero stabile.
Insomma, attenti a non perdervi.


Ora seduti sulle comode poltrone potete portare avanti la serata.
Menù alla mano e si ordina.
A pranzo la proposta è più semplice e veloce con insalate, uova, burger e piatti del giorno.
La sera la questione si fa più seria con un menù più ampio che spazia dai piatti tradizionali a quelli più innovativi con cotture alla brace.

Da provare è la Carbonara: il guanciale è in doppia consistenza, più calloso da una parte perchè sciolto lentamente in padella e più croccante dall’altra perchè cotto rapidamente nel Josper – un particolare forno spagnolo perfetto per cuocere pesce, carne e verdure in breve tempo. La crema è molto setosa e avvolgente, ricca di formaggio e povera di uovo.
La bontà di una carbonara non si misura in base al numero di tuorli al suo interno.
Chi ha detto che più uova ci sono, più la carbonara è buona? Oggi si tende sempre ad abbondare nelle quantità rendendo praticamente impossibile godere di più di 80 grammi di Carbonara.
Qui invece, data la percentuale più bassa di uova, c’è la possibilità di godere di un Primo romano senza sentirsi in colpa, senza star male dopo pochi minuti. Dopo aver divorato i miei 100 grammi di Carbonara non ho avuto problemi a continuare la cena in una pizzeria di Monteverde dove il menù prevedeva due fritti e quattro pizze ricche di salumi. Quindi viva la carbonara più gialla e meno arancione, viva la carbonara povera di uovo: la ricetta originaria non prevede mica 2 tuorli per porzione…quella è roba da ricchi borghesi.
Poi ancora a coccolarvi ci sarà lo spaghettone con alici fresche, menta e pecorino o il galletto alla diavola con patate affumicate alla paprika.


Se per caso vi viene fame tutto d’un colpo, nessun problema arrivano gli spezzafame, piccole portate con cui fare uno spuntino di mezza mattinata o un aperitivo. Sono ad esempio il Salmone marinato con arancia, vaniglia e crème fraiche al dragoncello, il Maialino affumicato alla brace con scalogno caramellato o il Fritto di alici alla scapece.

Io ho provato il Tentacolo di polpo al Josper, dai forti sentori di brace. Vi sembrerà di addentare una carne affumicata.

Chiacchierate, divertitevi. Passpartout non mette ansia ma rilassa. Alzate lo sguardo verso i soffitti in legno del ‘500, rimanete ipnotizzati dalla carta da parati che tappezza l’intero locale, ma ogni tanto datelo un occhio al vostro commensale. Non sia mai vi rubasse un cucchiaio di cremoso di ricotta e visciole.

Il locale, curato dagli architetti Mauro Angeleri e Mauro Corsetti, è suggestivo. La cucina è semplice così come l’accoglienza. Se passate per San Pietro, dopo aver salutato il Papa passate a farvi una carbonara da Passpartout che è aperto tutti i giorni e non rimarrete delusi.
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