Era il lontano 1999.
Era il 1999 quando l’Euro faceva il suo ingresso in Europa.
Era il 1999 quando Michael Jordan si ritirava dal basket.
Era l 1999 quando , Andrea Agassi diventa il primo tennista a vincere tutti e quattro i tornei del Grande Slam.
Era il 1999 quando Roberto Benigni e La Vita è bella vincevano 3 Oscar.
Era l’8 Marzo 1999 quando nascevo ed era sempre il 1999 quando Giancarlo Casa e Sergio Natali alzavano la serranda della Gatta Mangiona, la pizzeria più famosa della Capitale, la prima pizzeria ad aver avuto il coraggio di usare ingredienti di qualità.
Oggi è il 2019. Sono passati 20 anni. Un soffio di vento, un sospiro ha premuto l’acceleratore e portato avanti la vita di 7300 giorni. C’è chi guarda con nostalgia a quel passato, chi lo rivuole indietro, chi cerca di dimenticarlo e chi di festeggiarlo col sorriso.
Proprio il 4 Febbraio scorso, infatti, quella serranda della Gatta Mangiona non si è alzata, e non perchè fosse un lunedì qualunque di chiusura, ma perchè Giancarlo e Sergio hanno deciso di festeggiare il passato, la storia dell’attività, la sua evoluzione e i suoi futuri obiettivi.
Quindi serrande chiuse, ma porta d’ingresso aperta agli amici, ai clienti affezionati, ai parenti e ai vecchi dipendenti – c’era anche una vecchia Gatta (cameriera) ora mia insegnante di fitness – che sono un pezzo di vita della Gatta.
Sono le 19:00. Le luci si accendono, l’olio per friggere è caldo, il forno rovente e i cavatappi schierati sul bancone. Inizia la grande festa di compleanno, post maturità della Gatta Mangiona.
Noi eravamo presenti e possiamo assicurarvi che è stata una festa fantastica, ricca di sorrisi, risate, abbracci e tante, tante calorie.
Le sale libere dai tavoli erano intrise dei profumi, delle chiacchiere e dei brindisi degli invitati, grandi e piccoli.

Per riscaldare gli stomachi e prepararli al peggio – in senso buono eh – una lunga tavolata era stata allestita con un ricco banchetti di fritti vari che raccontano la storia della Gatta.
C’era il supplì tradizionale al ragù, quello piccante all’arrabbiata, caldi e incredibilmente morbidi e sugosi all’interno – non a caso qui ve li segnaliamo tra i migliori della città.

Poi le crocchette di patate alla sarda con olio all’aglio, pecorino e tanta menta, e gli straordinari supplì duchessa che lo stesso Giancarlo dichiara essere un attacco alla cucina italiana perchè straripanti grassi.

Poi dei fantastici carciofi fritti in pastella e le ormai famosissime bruschette con burrata affumicata, pomodorini datterini scottati e filetti di acciuga spagnola.
Dal tavolo ci si sposta al forno, dove vengono prodotte a profusione centinaia di pizze in molteplici gusti e forme.


Dalle classiche margherita e marinara si passa alla fantastica pizza con Pomodoro Giallo, provola affumicata, basilico e acciughe spagnole.
Per palati più forti c’è anche la Quattro Cipolle con pomodoro, sardine piccanti, provolone piccante, olive e origano.


Dall’impasto classico di Giancarlo, si passa ad una pizza esplicitamente romana, bassa e scrocchiarella con funghi, ovviamente champignon, o con fiori di zucca e alici – la mia preferita.


Poi le mitiche melanzane, che anche in inverno sono un must in tutte le case d’Italia – o almeno nella mia – qui falsamente fritte e accompagnate a prosciutto crudo di Parma e fior di latte di Morolo a latte crudo fatto a mano.

Un’altra bianca, è la focaccia con misticanza, Coppa di testa portata in dono da Simone Fracassi, presente alla festa, pomodori semi-dry siciliani e acciughe: un azzardo bello e buono.


Il cibo non finisce più e, nonostante pensassimo ci fossero solo pizze e fritti, si arricchisce di un’altra forma di carboidrato: la pasta.
Dalla cucina arrivano teglie stracolme di fantastiche mezze maniche – formato di pasta giustamente idolatrato a Roma – al dente e condite alla norcina, con panna e salsiccia, e all’amatriciana. Poi la pasta e ceci in coccio, tiepida e cremosa. La calamarata al sugo di pomodorini speziati e tanto altro.


La pancia era stracolma e non riusciva più ad accogliere altro cibo, ma di cose ce ne erano da provare e riprovare all’infinito.
E se questi piatti raccontano i primi 20 anni della Gatta, non oso pensare a quali bontà Giancarlo e la sua famiglia tirerà fuori in futuro.
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