Da quasi un anno a casa, sia a pranzo sia a cena, adotto uno stile alimentare considerato, dai più, a dir poco sui generis. Partendo dal presupposto che è l’attesa del piacere è essa stessa il piacere, ritengo più che giusto iniziare il pasto con la pietanza meno appetitosa, golosa e (mia, personalmente e soggettivamente) preferita per poi concludere in bellezza con la portata migliore.
Come si traduce questa teoria? Partendo dal presupposto che tra dolce e salato in casa Feresin vince 10 a 0 il salato, ogni qualvolta mi siedo a tavola, inizio a spicchiare e addentare una mela o una pera, (o un cachi o una pesca quando è stagione) per poi proseguire con pane, prosciutto pasta e formaggi. Generalmente concludo con una bella carbonara trasudante guanciale.
Mi credete pazza? Va bene, fate pure ma sappiate che quel “Cappellaio Matto” di Heston Blumenthal, chef tre stelle Michelin riconquistate nel 2017 con il suo ristorante The Fat Duck, ha allestito una cena alla rovescia. Alla rovescia? Ebbene si, ha iniziato con una sinfonia di cioccolatini per passare poi al dessert, seguito dal formaggio, dai secondi piatti e poi dagli antipasti, per concludere con una piccola, gustosa e invitante amuse bouche. Anche il vino gli fu servito rovesciato, partendo dal dolce per passare al rosso, al bianco e concludere con una bollicina.
Tutto è avvenuto al ristorante L’Oustau de Baumanière di Les Baux-de-Provence in Francia, una delle sue mete preferite!
Alla base, secondo lo chef, ci sarebbe stata l’idea di fare sperimentazione con le papille gustative, cercando di sorprenderle, di offrire loro qualcosa di inaspettato, confondente e divertente allo stesso tempo. Dalla cucina dissero che si poteva fare, semplicemente perché “non volevano fare storie”.
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