Tavoli sociali in legno, cucina a vista, infiniti scaffali stracolmi di conserve, paste e prodotti di prima qualità e ovviamente tanto, tanto, tanto vino. 
Questa è Rimessa Roscioli, la creatura di Alessandro Pepe, sommelier appassionato con un poliedrico curriculum da attore e commediografo. 
Accanto a lui altri due noti conoscitori ed esperti del vino: Maurizio Paparello e Gaetano Saccoccio. 

Il risultato? Un luogo in cui assaggiare oltre 400 etichette nazionali e internazionali, più e meno conosciute, e 70 proposte al calice, in un percorso originale e multisensoriale che associa ai sapori primari del vino quello della materia prima selezionata a monte dai fratelli Roscioli. 

Il format è innovativo e si apre prevalentemente ad un pubblico straniero esperto e acculturato che vuole conoscere e imparare. Corsi di cucina, degustazioni di oli, prodotti e ovviamente vini direttamente a contatto con l’artigiano che gli ha dato vita sono all’ordine del giorno in Rimessa. 

Io sono stata un venerdì sera (sono aperti tutte le sere dalle 17:30 e nel week end anche a pranzo), giorno fortunato perchè arrivano le mozzarelle fresche!

Il Pane

Pane e pizza bianca del forno, ovviamente di Roscioli, olio extra vergine d’oliva Itrana e si inizia la degustazione. 
Ad ogni tappa si associa una bottiglia ad un piatto, o, il più delle volte, ad un tris di assaggi. 


Il regno del latticino è sceso e si è concretizzato sulla tavola. Chiunque ami la bufala, la burrata non può farne a meno: c’è una vellutata e soffice crema di ricotta di bufala del caseificio La Delizia accompagnata dalla marmellata di cipollotto; un bocconcino di Mozzarella di Bufala fresca di giornata – il Venerdì arrivano le mozzarelle in Rimessa – sempre della Delizia con un pomodoro secco e poi la pornografica, sempreterna burrata di Corato con pomodorini semi dry De Carlo.
In abbinamento Malibràn, un Prosecco Valdobbiadene, bollicina lieve e secca preparata con metodo ancestrale che sgrassa la ricchezza del formaggio e stimola la degustazione successiva. 

Si passa al pesce: tonno marinato, maccarello affumicato, salmone affumicato Coda Nera e Alici importate direttamente dalla Grecia. 
Un assaggio quasi carnivoro che alterna tinte affumicate a tinte grasse e iodate. Il salmone, affettato molto spesso, si mastica che è un piacere ed è seguito da un’alice, più magra della tanto inflazionata alice del Cantabrico, ma sicuramente molto saporita. Interessante la consistenza del tonno marinato, sodo e corposo che ricorda un classico affettato da norcineria. 

Accanto ci bevo un Timorasso dell’azienda La Colombera. Un vino morbido e complesso dalle tinte minerali che tiene testa alla potenza degli affettati di mare. 

Dal mare ai monti con un duetto singolare: salamino della Fattoria Ma’ Falda di maiale di Cinta Senese e capra da latte di Razza Camosciata e lonza di maiale razza nera dei Nebrodi.
Il salame è grasso, dolce ma anche pungente per la percentuale di carne di capra al suo interno. Dall’altra la lonza appare quasi vetrificata, ha un sapore persistente, non eccessivamente dolce ma anzi, spiccatamente sapido. 
Geniale e vicino, per gusti e territorio, è l’abbinamento con l’Etna Rosso di Girolamo Russo A’Rina, un rosso elegante e corposo con sentori di ciliegia e prugna. 

La degustazione si fa più sostanziosa con un piatto che credo ricorderò per molto tempo: Fregola risottata allo zafferano con ragù di capretto. Questa pasta di semola di grano duro tipica del territorio sardo viene qui trattata come fosse un risotto, riccamente mantecata con burro, formaggio e tanto zafferano. Al posto del midollo, sempre per omaggiare la terra dei pastori isolani, c’è uno stracotto di capretto, tenero e saporito da perderci la testa. 
L’assaggio è completamente sardo: anche il vino è prodotto in un’azienda in provincia di Nuoro. Il Barrosu di Giovanni Montisci è ottenuto da uve Cannonau, è appena pungente e lega bene con la potenza invasiva dello zafferano. 

Il viaggio alla scoperta del formaggio continua con 2 assaggi: Gorgonzola doppia panne e Roquefort. Accanto un vino in stile passito, meno ossidato del Marsala ma ugualmente dolce: Ssefiù di Gabrio Bini, un coraggioso ed instancabile 70enne che produce etichette di nicchia in quel di Pantelleria. 

Si conclude (o quasi) con uno sfizioso cannolo di pane, preparato con le rimanenze dello stesso frullate e cotte al forno, farcito di ricotta di bufala e abbinato ad una marmellata di More dell’azienda Le Morre ed una composta di pesca di Volpedo e mosto d’uva. 

Ho detto “quasi” perchè in realtà dopo il cannolo ho assaggiato, più per gola che per fame, la cacio e pepe. Qui viene servita con i tagliolini, il cacio è ingentilito dal parmigiano e come pepe c’è il Sarawak, più speziato e profumato. In abbinamento? Un vino rosso spiccatamente piccante e pepato: lo Schioppettino di Bressan che, come recita il nome, è frizzante in bocca. 

Facebook Comments