Più di ottocento sono i chilometri che separano Roma dalla Sicilia.
Ma cosa importa?
L’isola più grande d’Italia si impone nella sua maestosità barocca su tutto lo stivale portando stralci di sè in ogni dove.
Anche a Roma, la capitale inflessibile e imperturbabile, ha subito la sua influenza ed ora non può farne a meno.
Non può fare a meno sopratutto della sua cucina.
Il Romano smania per avere la mattina un cannolo, il pomeriggio un arancino e la sera una ciotola di Norma.
La Sicilia è tutta fritta e al romano, amante dei locali e delle notti prolungate, il fritto non si nega.
Per inclinazione naturale allora, Roma ha visto nascere intorno a sè decine di ristoranti, bar, pasticcerie siciliane, o almeno così dicono.
Molti però recitano un copione che nuoce alla tanto buona Sicilia.
E’ importante conoscere e riconoscere l’autentico.
E nulla è più autentico di Orlando, un ristorante nascosto dietro gli imponenti alberghi di Via Veneto.

In Via Sicilia, casualità divertente, da qualche anno ha aperto questo ristorante moderno ed essenziale.
I tavoli sono spogli, appena abbelliti da un runner. Le pareti bianche sono colorate da quadri unici commissionati dal maître Daniele Perrone.
E’ lui la vera anima del locale che rende frizzante e vivo anche un piatto vuoto. Oltre ad essere uomo di sala, gastronomo e grande esperto di vino, Daniele è attore del piccolo schermo.
Il calore e l’entusiasmo contagioso di Daniele vi guideranno nel vostro percorso fra i sapori di Sicilia.
Ma non aspettatevi la classica, ricca e opulenta cucina meridionale.
Lo chef Pierpaolo Caruso reinterpreta i classici in chiave contemporanea. Accanto all’arancino, la caponata, la norma e gli involtini di pesce spada, che comunque troverete, aspettatevi delle belle sorprese.
C’è grande rispetto per la materia prima, lavorata il meno possibile ed esaltata attraverso abbinamenti semplici e di stagione.

Seduti a tavola sarete coccolati dal profumo del fritto: Panelle pepe e limone accolgono tutti i clienti. Senza pane però, da mangiare a mo’ di chips.
Poi si passa alle cose serie.


Tra gli antipasti emerge il croccante di gamberi rossi di Mazara del Vallo con maionese agli agrumi ed insalatina di puntarelle e burrata.

Più sfiziose sono le Capesante, alte, cicciose e cotte alla perfezione. In abbinamento? Guanciale croccante e tortino di patate.

Sui primi godereccia la pasta con le sarde ricca di pesce azzurro, uvetta e pinoli. Il pangrattato dona morbidezza e asciuga, il giusto, lo spaghettone, simile ad un bigolo veneto.

Dolci e ruffiani sono invece i tonnarelli alla carbonara di mare con Gamberi di Mazara del Vallo, formaggio ragusano e fiori di zucca.

Nei secondi emerge la materia prima.
Il mare esplode con il filetto di Tonno Balfegò in crosta di pistacchi. La zucca e la cipolla in agrodolce sono accessori che nobilitano e lasciano spazio al Re del Mare.

A chiamare a gran voce la stagione è il filetto di Dentice arrosto con salsa di fichi d’India, chips di Maiale Nero dei Monti Iblei, porcini e castagne. Un mari e monti ben riuscito che, ancora una volta, non sovrasta la delicatezza del pesce.

Classicissimi i dolci. Cannolo farcito al momento con ricotta vaccina poco zuccherata. Alle estremità cosa più piace: nel nostro caso mandorle e pistacchi.

Equilibrio perfetto per la Cassata per nulla stucchevole. Una fetta, anche abbondante, è andata via in pochi secondi.


Interessante la cantina che punta su etichette siciliane con qualche divagazione francese.
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