A Palermo nasce e cresce. Raggiunta la maturità parte per Londra e inizia la sua avventura culinaria. Zero alberghiero, zero esperienza alle spalle solo tanta intraprendenza e voglia di fare. Così Alessandro Caputo, il nuovo chef del Sina Bernini Bristol di Roma, inizia a usare il polso in cucina, sposando i suoi studi scientifici alla passione più intrinseca della cucina. La strada non è banale né scontata: sin da subito lavora fianco a fianco a grandi chef del calibro di Heston Blumenthal – il suo The Fat Duck è tra i migliori ristoranti del mondo con 3 stelle Michelin. Poi la Francia a Le Gavroche, dello chef Michel Roux Jr, 2 stelle Michelin, a imparare le grandi basi della cucina e il rigore militare di una brigata ben rodata e sempre efficace.

E dopo? Torna in Italia da Massimiliano Alajmo, maestro nell’equilibrio e nel rispetto della materia prima. Infine c’è Roma, c’è il Sina Bernini Bristol all’interno del quale lavora prima come sous chef ed ora come executive.
Alessandro ha salito tutti i gradini professionali, giungendo, giovanissimo, a guidare una cucina importante che lui stesso conosce in ogni suo centimetro quadrato.
Ora è lui il protagonista di questo nuovo ristorante da 40 coperti all’ultimo piano dell’hotel che cambia nome e, a breve, volto. Il suo nome è The Flair, un riassunto di talento, eleganza ed equilibrio.

Questo è quello che ho assaggiato qualche sera fa, seduta sulla punta della Capitale con la città ai miei piedi.
In un gioco tutto da scoprire fra rivisitazioni di grandi classici e nuovi ed estrosi abbinamenti, inizio il mio percorso con la “Non parmigiana”, una parmigiana di melanzane scomposta, “un piatto da mangiare a occhi chiusi, in quanto la vista può ingannare” come dice lo chef: al posto della classica ricetta viene proposta una versione molto innovativa in cui la mozzarella viene ridotta in sottilissime striscioline di sfoglia su cui vengono disposte crema di melanzane, fiocchi di melanzane fritte, ristretto di pomodoro, basilico e olio in polvere. Il tutto si arrotola e gusta in un sol boccone (più volte!).
Un omaggio alla cucina di famiglia, alla cucina delle mamme che badano tanto al sapore e poco all’aspetto – e a volte alla salute. Lo scopo? Riproporre “il sapore della melanzana alla parmigiana come la preparava mia madre”.

Proseguo con un più classico, ma preparato ad arte, carpaccio di gamberi rossi con burrata, crumble di pane e maionese al prezzemolo. Ottime le consistenze e le temperature per un piatto ideale per l’estate.

Sul fronte pasta Alessandro osa e lo fa bene con dei tortelli di pasta all’uovo dallo spessore pronunciato ripieni di stracciatella in un brodo millenario a base di acqua di pomodoro. Millenario? Avete capito bene, un brodo preparato giorni e giorni prima e rigenerato, come fosse lievito madre, ogni mattina per arricchirlo di sfumature di sapore sempre più profonde e misteriose. Ancora pomodori secchi e appena cotti chiudono il piatto.

Il risotto è tra i banchi di prova di uno chef. Alessandro me lo propone quasi in bianco con acqua di mozzarella, crema di acciughe, caviale e un profumo di limone. Un risotto dalla cottura eccellente e molto delicato che, una volta incontrato il punto di sapidità del caviale e dell’acciuga, trova la quadra del cerchio.

C’è bisogno di un dessert per concludere il pasto, giusto? Non potevo chiedere di meglio con questo gelato al tè verde con crumble al tè nero e albicocche appena cotte nel vermouth. Un dolce molto semplice con pochi elementi preparati ad arte. La semplicità a fine pasto è sempre la cosa migliore: il palato è gia stanco, tocca solo risvegliarlo con una carezza.

Il servizio, coordinato dal Restaurant Manager Maurizio Maione, è cordiale e preparato e racconta bene l’idea dello chef Caputo, vero protagonista della scena.
PARTICOLARITA’:
- Oltre alle proposte alla carta c’è il menù degustazione “Buio” da sette portate a 100 euro. “Vorrei che alcuni dei miei piatti venissero assaporati a occhi chiusi per permettere di sprigionare tutta la loro potenza – dice lo chef. Il mio menu degustazione si chiama “Buio” perché non viene svelato agli ospiti ma rivelato al tavolo man mano, in un susseguirsi di sapori che fanno sentire sulle montagne russe! Infatti, secondo la mia visione, i sapori sono esaltati non da un crescendo ma da una successione di continue variazioni e sorprese! Il mercato e la stagionalità danno il tocco finale”.
- The Flair – Rooftop Bistrot offre, tutti i giorni a pranzo e la domenica sia a pranzo che a cena, una formula leggera e gustosa ideale per un veloce break dalla frenesia lavorativa o per un intermezzo di una giornata alla scoperta delle bellezze della Città Eterna. L’atmosfera è informale senza rinunciare allo stile, ed il menù affonda distintamente le proprie radici nella tradizione italiana. Oltre al menù alla carta, The Flair – Rooftop Bistrot propone due offerte, a seconda del tempo a disposizione o dell’occasione: c’è l’opzione di menu a € 35,00 per persona che comprendela scelta di due portate selezionate tra antipasti, primi, secondi o dessert, con acqua e caffè inclusi, oppure la formula “Fuori in 30 minuti” a € 30,00 per persona, perfetta per un rapido lunch di lavoro, che prevede un piatto unico accompagnato dalla dolcezza di un dessert.
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