Oggi si parla di pizza.
Pizza a Roma, in una traversa di Piazza Re di Roma nel quartiere Appio – Tuscolano. Il neo locale si chiama Favilla e la giovane proprietaria Giulia che, con passione e esperienza, ha rinnovato il format di quella che un tempo era un’anonima pizzeria di quartiere.
“Con il tempo l’ho reso mio, gli ho dato un’anima. Così, come una scintilla, è nato Favilla”.
Una sera di qualche settimana fa sono andata a provare l’offerta, una maratona di gusti netti e decisi che appagano e divertono. Nessun volo pindarico ma solo schiettezza e sincerità come si esige da una pizzeria d’altronde.
Ma precisiamolo! Da Favilla non c’è solo pizza e supplì: una grande carbonara vi aspetta, oltre ad altri primi e secondi della tradizione.

Parto tranquilla con una coca cola – eh si ero sotto esame in quel brutto periodo della mia vita – e una selezione di fritti fatti in casa. Ogni giorno sulla lavagna affissa alle pareti del locale potrete imbattervi in lasagne panate fritte o, come nel mio caso, bucatini all’amatriciana (FRITTI).

Quindi.
Portata numero uno: supplì al pomodoro profumato al limone. Pomodoro e limone? Ossimoro o bontà? Potete credermi, è stata la rivelazione della serata, il piatto che a distanza di settimane ancora ricordo e che non vedo l’ora di riordinare. Tralasciando l’ottima panatura, per nulla prepotente, sottile e croccante, il riso è cotto alla perfezione, sgranato ed avvolto da un fitto sugo rinfrescato dalla scorza del limone. Tanta, tanta roba.

Portata numero due: polpette di bollito & salsa verde.
Altro fritto, altra corsa. Sono come te le aspetti, succose, carnose, rinvigorite da una salsa verde calibrata al milligrammo tra acidità e sapidità. La panatura qui si fa sentire, è una dolce corazza che difende dalla tenerezza del bollito.
Portata numero tre: polpette di carne, salsa al pomodoro e basilico fritto.
Molto simili alle precedenti ma leggermente più grandi nelle dimensioni. Qui la carne non è bollita ma ugualmente succosa e piena di umori. Promosse anche loro.

Portata numero quattro: bucatini all’amatriciana fritti.
E’ il fritto del giorno, importante, per stomachi duri. Immaginate una forchettata di pasta “rettangolarizzata”, panata e fritta. Dentro c’è tutto il sugo, il grasso, il formaggio che a noi romani de Roma piace tanto.

E ora veniamo alla pizza.
Romana o Napoletana? Sicuramente non è napoletana ma non ha neppure quel bordo così sottile e biscottato tipico della pizza romana.
Giulia, dopo corsi di panificazione, ha messo a punto un impasto unico e originale. Ogni panetto si aggira sui 230 grammi e si ottiene a partire da farine semintegrali di tipo 1 e grano duro di tipo 0. 48/72 ore di lievitazione e poi cottura in forno a legna Valoriani.

Sui condimenti oltre ai grandi classici ci sono le pizza Sfavillanti come la Roma con fior di latte e cicoria ripassata finita sul bancone con filetti di alici, bufala a crudo e mentuccia romana.
Tra i gusti assaggiati si è rivelato il migliore per contrasti di sapore: sapido, amaro, fresco.

Su base rossa ho provato la Non la volevano a base di funghi porcini, bacon e patate dolci. Nonostante la mancanza del formaggio rimane morbida al palato, per nulla secca.

Molto ardita è, come dice il nome stesso, l‘Insolita a base di zucca arrosto, noccioline, mortadella e mozzarella. Il gusto complessivo è dolce: al tavolo può unire o dividere. A voi la sentenza.
L’assaggio delle nuove pizze da inserire in carta è corale e sono coinvolti anche i giovani ragazzi del servizio in un rapporto aperto e stimolante tra cucina e sala:
“In questo lavoro la curiosità è una delle migliori attitudini richieste”.
Un altro azzardo, che mi riprometto di provare in futuro, c’è stato con la Fish & chips: base focaccia, polpo cotto a bassa temperatura, patate schiacciate, crema di burrata e peperone “incruscato” a effetto crunch.

Tutto il menu segue la stagionalità con una rotazione in carta di circa tre mesi, grande attenzione per la materia prima e la selezione degli ingredienti e dei migliori fornitori italiani. Dalla storica macelleria di Angelo Feroci proviene tutta la carne, come il guanciale, la tagliata, il pollo o la salsiccia; il pomodoro è Inserbo, un’eccellenza campana, il pecorino romano biologico è di Cibaria, azienda in provincia dei Castelli Romani, mentre il fior di latte è del caseificio Fragola che da oltre cinquant’anni è uno dei migliori produttori di latticini. Sia il pane degli hamburger che il maritozzo provengono dal Forno Prelibato; per la pasta fresca si affida al Pastificio Secondi e per quella di grano duro alla linea Felicetti. Tutti i piatti sono conditi a crudo con il Flaminio, olio extra vergine di qualità, ottenuto per estrazione a freddo da olive italiane raccolte a mano.
Per il beverage, oltre a una proposta completamente analcolica, c’è anche una ristretta ma selezionata carta dei vini che completa l’offerta di alcune birre nazionali alla spina e in bottiglia.
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